L'uomo e la vita quotidiana
Sez. DD: Il materassaio
Il materasso fece la sua comparsa nel Medioevo. Fibre vegetali e lana furono i primi materiali impiegati per riempirlo. La lana prima di essere infilata nel materasso doveva essere cardata in modo da togliere impurità ed i nodi. Nel censimento delle 130 imprese attive nel 1787 a Pizzighettone risulta la presenza di un solo materassaio. Solamente le famiglie più abbienti potevano permettersi il materasso di lana, mentre le altre continuavano ad utilizzare materassi di fibre vegetali, come le brattee del granoturco (“scaartòs”).

Il compito del materassaio (“materasè”) era quello di confezionare nuovi materassi o più spesso, poiché la lana costava, di risistemare quelli vecchi. Munito di una cardatrice a bilico (“sgarsalàna”) con sedile incorporato, faceva oscillare la parte superiore ovale, munita di una serie di chiodi, sulla superficie inferiore, anch’essa opportunamente chiodata, dove venivano riposte manciate di lana. Il movimento oscillatorio della parte superiore della cardatrice faceva avanzare le ciocche di lana che si aprivano e venivano poi espulse dalla parte opposta sotto forma di soffici batuffoli, su un lenzuolo appositamente steso sul pavimento.
Il materasso si rendeva rigido con una serie di “pagnotte” che scaturivano dal fissare abilmente i punti fissati da una parte all’altra, con un ago lungo una ventina di centimetri. Sullo spago fino di canapa, che fissava il punto, veniva cucito un fiocchetto di lana. Si ricordano due materassai che svolsero la loro attività nel secondo dopoguerra: Giuseppe Dainesi (Peppino) e Luigi Spelta (Gino).