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L'uomo e la trasformazione delle materie

Sez. CF: La lavorazione del legno

Il corniciaio

Un’attività legata alla falegnameria, in particolare allo stipettaio che “arricchiva” l’aspetto dei mobili grazie a cornici di legno di diverse sagome e fatture artistiche. Dalle aste di legno grezzo si traevano con opportuni piallini sagomati cornici di varie fogge e grandezze. Opportunamente tagliate ad angolo, erano poi applicate ai mobili o conformate per un quadro a vetri o per una tela dipinta. In tal caso a lavoro ultimato si procedeva alla doratura, trattando con opportuni prodotti e ricoprendo di foglia d’oro tutta la superficie esterna per rendere il prodotto assai migliore nell’aspetto e quindi pregiato. Altre volte bastava una semplice tinteggiatura a mordente noce o all’anilina. Diversamente si creavano con il gesso artistiche sagomature e quindi si tinteggiava il tutto. Anche questa attività tramontò in gran parte nella seconda metà del ‘900 con l’introduzione sul mercato di aste e cornici fabbricate industrialmente.

Il bottaio

Attività artigianale di grande rilevanza, specie nelle corporazioni medievali. Il bottaio fabbricava botti, bigoncie, mastelli, secchie, tini. Aveva bottega nei pressi del proprio domicilio o lavorava con altri in laboratori più grandi. Preparava a parte, sempre secondo misura, le cerchiature in lamiera metallica, unite e chiodate, nel diametri e nelle inclinazioni necessari a stringere manufatti e renderli stagni. Rifiniva il tutto con un piallino rendendo ben levigata la superficie esterna e tappando i fori di carico e scarico, con appositi tappi di legno o spine.

Nel secondo dopoguerra, con l’arrivo sul mercato dei contenitori in metallo e soprattutto in plastica, i manufatti in doghe di legno si ridussero drasticamente e con essi i loro fabbricanti sino alla quasi totale scomparsa.

L'artigiano acquistava il legno necessario, stagionato e pronto alla lavorazione: in genere legno di castagno, gelso, rovere. Con l’uso di coltelli “a due manici” e taglienti sgombie, seduto su un cavalletto-morsa, dava forma e misura alle doghe rigorosamente tagliate su angoli prestabiliti con “squadre fisse”. Queste, una volta assemblate, andavano a combaciare perfettamente, determinando il recipiente voluto, adatto a contenere liquidi (vino, acqua, ecc ...).