L'uomo e la trasformazione delle materie
Sez. CC: L’attività molitoria
La macinazione dei cereali: il mulino
Il mulino ebbe origine nell’antichità per la macinazione dei cereali con l’ausilio della forza umana e animale grazie alla movimentazione dei palmenti (ruote di sasso: macine).
Nel Medioevo ebbe grande diffusione l’utilizzo della forza motrice idrica prodotta con le ruote a pale, poste presso i corsi d’acqua.
L’attività dei mulini era indirizzata alla macinazione del frumento e del granoturco con la produzione di farina bianca, gialla e crusca di scarto. Negli opifici denominati pila, si procedeva invece alla pilatura e brillatura del riso destinato all’alimentazione. Nei torchi si realizzava la spremitura dei semi (lino in particolare) per la produzione di olio. Si ricorda il frantoio Zucchi chiuso nel 1926.
A Pizzighettone i mulini più importanti furono il mulino Lopez e il mulino Bissoni, posti alla foce dei due rami del Serio Morto, mentre all’interno del paese esisteva il mulino Grossi costruito durante il periodo napoleonico.
Nel Novecento, con l’introduzione della forza motrice elettrica e di nuovi mezzi di macinazione, l’attività dei mulini ad acqua iniziò velocemente un triste declino, scomparendo del tutto alla metà del secolo.
Il mulino a ruota idraulica
Nel corso dei secoli la capacità dell’uomo di produrre energia sfruttando le risorse naturali a sua disposizione ha determinato grandi cambiamenti sia sulla società che sul territorio. Un fattore importante e decisivo è stato l’uso della forza dell’acqua per macinare il grano.
Il mulino ad acqua, già noto ai Romani, ebbe il suo massimo sviluppo nell’alto Medioevo. Sul territorio di Pizzighettone i primi mulini sorsero allo sbocco del colatore Serio Morto nel fiume Adda, sfruttando il dislivello fra i due corsi d’acqua.

La costruzione di un mulino era un’opera molto impegnativa che richiedeva la realizzazione di nuove canalizzazioni. Uno stretto canale artificiale convogliava l’acqua sulla ruota idraulica; per regolare la velocità si agiva sulla saracinesca della chiusa che aumentava o riduceva il flusso d’acqua.
Il mulino ad acqua era costruito da una ruota con pale (ruota idraulica) fissata ad un albero (asse) e mossa da una corrente d’acqua che le imprimeva un movimento rotatorio continuo.
Il moto trasmesso (direttamente o attraverso una serie di ingranaggi) a varie tipologie di macchinari che per quanto riguarda l’opificio di Pizzighettone di Piazza Serio (Piazza Cavour) furono i seguenti:
• le macine per frangere i cereali;
• le pile per la lavorazione del riso;
• i torchi per la spremitura delle sementi oleose del lino;
• le seghe per la segagione dei tronchi di legno;
• gli alternatori per la produzione di energia elettrica
Inoltre durante il periodo napoleonico le macine del mulino furono utilizzate per la macinazione della polvere da sparo.