Dove siamo: Pizzighettone (CR) Lombardia

L'uomo e la campagna

Sez. BC: Il falegname - carradore - boscaiolo

Il falegname

Il falegname (”marengòn”) imparava il mestiere a bottega, sin dalla più giovane età, come garzone. Conosceva le qualità e le caratteristiche dei legni, gli attrezzi, i sistemi di lavorazione, le modalità di taglio e spianatura, gli incastri. Nella maggioranza dei casi le parti si univano con diverse tipologie di incastro, come “a tenone” ed “a mortasa”, “a doppia mortasa”, “a coda di rondine”, “a doppia coda di rondine”, “a costa”, “a sbieco”, ecc. La realizzazione di un mobilio era completata con tinteggiatura e lucidatura (a spirito).

A Pizzighettone il lavoro di falegnameria ebbe notevole impulso grazie all’attività del Genio Militare, dove sin dagli anni ‘30 venne creato un reparto di falegnameria con personale anche civile, addetto alla costruzione di casse, cofani porta-attrezzi, manici e oggetti per uso militare.

Quest’importante esperienza ha formato non pochi artigiani della zona, che in seguito hanno aperto le proprie botteghe di falegnameria. L’attività artigianale dei falegnami è praticamente scomparsa negli anni ‘50 / ‘60 con l’introduzione sul mercato dei prodotti seriali di costruzione industriale.

Come carradore, cioè costruttore di carri, il falegname si recava spesso a lavorare in cascina nel luogo detto arsenale, che ospitava la riserva dei legnami, attrezzi e banconi da lavoro foggiati per diversi usi. Pur senza una preparazione teorica, sapeva comporre perfettamente le misure e le dimensioni di ciò che costruiva. Fondamentale era la sua abilità nel fabbricare i carri nelle varie tipologie richieste: a due / quattro ruote, carriole, calessini, carretti, con il supporto per le soli parti metalliche del fabbro e del tornitore del legno per i mozzi delle ruote.

Particolare è la figura del tornitore del legno. I suoi manufatti erano necessari per la costruzione di ruote, carri, mobili, tavoli e vari oggetti per i quali erano necessarie parti con forme circolari, cilindriche o coniche.

La bottega di tornitore più “famosa” di Pizzighettone di trovava in Piazza Mercato ed era gestita da Romeo Bignami, abilissimo anche nell’attività di carradore, dove dimostrava la sua capacità di lavorare sia il legno sia il ferro. Sino al primo Novecento il tornio era manovrato con un largo pedale che imprimeva la forza di rotazione. Dalla seconda metà del secolo si meccanizzò con l’applicazione di un motore elettrico.