L'uomo e il fiume
Sez. AA: Geraioli - Cercatori d’oro - Raccoglitori legna
I cavatori di ghiaia "i geraiöi"

Quella di cavar ghiaia (o sassi) dal letto dell'Adda è stata un'attività esercitata sin dai primi insediamenti umani lungo le sponde del fiume allo scopo di rinforzare e sistemare le costruzioni. Tale è rimasta sino alla metà degli anni cinquanta del secolo appena trascorso.
Un lavoro particolarmente pesante, duro e faticoso che comunque garantiva a chi Io praticava un reddito in grado di sostenerlo economicamente nelle economie povere del tempo.
L'orario e gli impegni variavano secondo le stagioni e il clima: prolungati nella calda estate nonostante la cappa di afa e il disturbo delle zanzare, ridotti nelle corte giornate invernali, fredde e nebbiose. In genere l'attività iniziava prestissimo con il raggiungere i luoghi in cui si estraeva la ghiaia. Si doveva trascinare la barca controcorrente a forza di remi e di lunghe corde, trainate anche dalla riva dal cosiddetto "barcaiolo alatore".

I "ferri del mestiere" erano:
- la barca (detta “barcòn”), larga e a fondo piatto;
- un robusto cestello a rete con lungo manico (detto "casàl”) per raccogliere la ghiaia;
- un badile (detto “pàla”) per movimentare il materiale una volta estratto
Sulla barca ci stavano circa 2,5 m3 di materiale: un peso non indifferente! La stessa barca doveva poi essere riportata a forza di remi al punto di appoggio ("la piàrda") per scaricare il materiale con l'aiuto di una portantina in legno ("baréla").
Due/tre cavatori esperti riuscivano a fare quattro carichi al giorno, intervallati da un breve riposo in cui si consumava una frugale merenda (pane / polenta, a volte un uovo cotto). Se la richiesta di ghiaia era impellente si lavorava anche la domenica.
Il materiale veniva suddiviso in mucchi ("méde") secondo la pezzatura (piccolo, medio, grande): "sàbia", “cribiadüra”, “gerìn”, “gerèta", "gèra". Tra il materiale grande, i ciottoli da selciato ("risàda") scelti manualmente.
Alla "piàrda" arrivavano le "bàre", grossi carri a due ruote, trainati da uno o più cavalli. I materiali una volta caricati venivano consegnati sul territorio secondo le varie esigenze: edilizia, costruzioni, sottofondi, strade, ...
A Pizzighettone, prima dello scoppio della seconda guerra mondiale svolgevano questa attività ancora una trentina di cavatori ("i geraiöi"), quasi tutti residenti nel borgo di Gera. Tra i cavatori di ghiaia più famosi si ricordano le famiglie: Albertoni, Angolani, Dainesi, Fugazza, Lozza, Manfredi.
I Cercatori di oro "i cava l'or"
L’Adda è notoriamente risaputo essere un fiume aurifero. Sicuramente di questo si erano accorti i primi abitanti e probabilmente qualcuno nel corso del tempo ne aveva fatto anche un’attività. Come tutte le attività operanti sul fiume, era regolata da leggi ed editti. Risale al 1061 un documento in cui si cita il diritto riservato all’imperatore, di effettuare “l’auri lavatione” cioè il “lavaggio dell’oro”, ovvero la ricerca dell’oro sul fiume. In altri documenti posteriori, tale diritto veniva poi riservato ai Vescovi di Lodi. Un lavoro pesante e delicato che richiedeva di smuovere quintali e quintali di depositi alluvionali a forza di braccia, lavarli con accuratezza per non disperdere le preziose pagliuzze.
I raccoglitori di legna
L'attività di raccolta della legna dal fiume è stata un’attività antichissima, anche se in merito non sono stati trovati documenti che ne attestano la storia, si può affermare senz'altro che dall'alto Medioevo (o forse anche prima) era esercitata quale approvvigionamento di combustibile, sia per il riscaldamento, sia per la cottura dei cibi.

Tale lavoro, come forma integrativa di altra attività principale, è comunque perdurato nei secoli giungendo tale e quale fino ai primi anni sessanta.
Si raccoglievano a volte tronchi enormi, a volte residui di piante già smembrate dagli eventi naturali e climatici. Un lavoro pesante e rischioso, che comportava grande forza fisica, abilità, ingegno e perseveranza. La parte più delicata e complessa era il recupero dal fondale, sul quale si "ancoravano" grandi alberi, a volte fluitati per parecchi chilometri.
Riuscire a "disincagliare" questi tronchi era impresa ardua. Si arpionavano e si legavano, poi anche con l'aiuto di un argano si tiravano a riva, possibilmente in un'area spiaggiata, dove si dava inizio ai vari tagli e alla segagione. Una volta che la legna era ridotta in pezzatura facilmente maneggiabile, era trasportata alle legnaie per essere commercializzata. Strumenti indispensabili all'attività erano: la barca con cui percorrere lunghi tratti del fiume alla ricerca del legname, la roncola, il segaccio dal manico lungo, il segaccio a due manici, una scure, una mazza e cuneo in ferro, una lunga e robusta corda, l'argano e un grosso arpiano metallico.