Museo Arti & Mestieri di una Volta
Museo delle Prigioni
Museo Arti & Mestieri di una Volta
Dalla terra e dall’uomo germoglia il seme della memoria.
I giorni passano sotto l’arco del cielo, e lasciano qui parte del loro peso, il segno e l’ombra delle vicende grandi e piccole che si sono succedute con ritmo sereno o convulso.
Storia, cronaca e fantasia dipanano così il gomitolo di un lungo racconto che assomiglia un po’ – per rimanere dalle nostre parti – alle “cose” a più voci narrate d’inverno nelle interminabili veglie in stalla, sotto il fiato caldo di bestie mansuete, ad un circolo di ascoltatori attenti e attoniti.
Il viaggio in questo museo avviene all’insegna del recupero della memoria ed è un viaggio lieto e curioso che si svolge sulle strade del duro lavoro, della tradizione, della curiosità, della leggenda e perché no? Anche della grande storia che ha deciso di passare da noi.
Sono strade singolari, che presentano sorprese ad ogni svolta: c’è il fantasma senza testa del castello, il drago Tarantasio del lago Gerundo, la Vergine di Roggione e molte altre.
Il nocciolo della realtà e la polpa dell’immaginazione, così fervida nel popolo, formano un grande frutto corposo che si presenta come amabile sintesi di una vicenda umana vissuta, goduta e sofferta in questo lembo di terra lombarda, così ricca di feconde realtà quotidiane.
L’amore per il nostro paese è fatto anche di queste nostre pagine di storia, forse minore, in parte trasfigurata da una cordiale immaginazione: sono pagine da leggere adagio e da assaporare con tenero e profondo piacere, sino ad assimilarle.
In ogni vicenda, immagine o parola – sia essa vicina o lontana nel tempo non importa – c’è dentro infatti una piccola, ma importante parte di noi.

La vita e gli attrezzi di lavoro dei nostri antenati raccontata in questo interessante Museo.

Museo delle terribili prigioni Austriache
Nel 1784 viene modificata una parte della Fortezza per ricavarne un terribile carcere militare, la prigione più dura d’Italia.
Le celle d’isolamento, che avevano la sporcizia come caratteristica e le ragnatele come insegna, erano quanto di veramente più orrendo si potesse immaginare.
Le dimensioni della cella, di 2 X 1,60 metri, dove lo spazio occupato dal tavolato, che fungeva da giaciglio, non era sufficiente al detenuto per muoversi agevolmente.
La cella prende aria e poca luce da una piccola finestrella di circa 50 X 50 centimetri posta sopra la porta.


In un angolo della cella c’era il Bugliolo (recipiente per i bisogni corporali) e nulla più perché il punito non poteva avere altro che un bicchiere d’acqua giallastra da bere.
La gavetta e il cucchiaio venivano consegnati nei due giorni settimanali in cui al punito veniva dato il vitto: Pane e Minestra il Giovedì, Pane con carne lessa la Domenica e Pane e acqua gli altri giorni.
I più “fortunati” potevano vivere in celle più grandi, normalmente sovraffollate.
Oltre alla detenzione veniva afflitta anche una pena supplementare che consisteva in varie frustate o bastonate spesso a cadenza mensile.
Anche in queste celle non esisteva nessun tipo di riscaldamento e l’umidità trasaliva dai muri a contatto con il fossato esterno.
