La Storia di Pizzighettone

Pizzighettone sorge a 20 km a ovest di Cremona, ed è una delle meglio conservate e originali fra le città murate dell’Italia del nord.
È un raro esempio di fortificazioni militari progettate nel dodicesimo secolo e continuamente aggiornate; il sistema difensivo è uno straordinario esempio di architettura militare.

All’epoca dei Liberi Comuni, nel 1135 il comune di Cremona per controllare il confine occidentale del suo territorio, iniziò la costruzione di una torre di guardia, divenuta poi un castello.
Questo castello serviva per limitare scorrerie e tentativi vari di espansione dei milanesi.

Grazie alla sua importante posizione strategica il paese fu dichiarato “borgo franco” godendo ditutti i diritti e doveri della città, ma doveva mantenere efficienti le fortificazioni.

La fine dell’epoca comunale e il prevalere delle Signorie milanesi (Visconti e Sforza) su quelle cremonesi, ebbero come risultato il passaggio del borgo nelle mani dei milanesi che restaurarono il castello dai danni delle varie guerre e costruirono una cinta muraria trasformando il borgo in una fortezza diconfine.

La fine del periodo delle Signorie coincide anche con l’inizio delle invasioni Straniere: cominciarono i francesi di Carlo VIII; questi francesi avevano cannoni potenti e quindi per resistere alle loro cannonate fu necessario riprogettare completamente le difese murarie.

Esse furono quindi modificate per passare da una difesa piombante (cioè”dall’alto” di torri) ad un ficcante e radente (cioè “orizzontale”).

Con la nuova configurazione della fortezza nascono così bastioni, terrapieni, mezzelune, cannoniere e archibugiere al posto delle precedenti e obsolete bertesche, merlature e guardiole.

Francesco I°
Fu durante la battaglia di Pavia nel 1525 nella quale i francesi furono sconfitti, il loro re Francesco I° fu fatto prigioniero e tradotto nel castello di Pizzighettone.

Dal castello Francesco scrisse alla madre informandola dei rovinosi esiti della guerra; il testo di questa lettera è riassunto nella celebre frase “tutto è perduto fuorché l’onore!”.
Durante i circa cento giorni di prigionia, Francesco I° divenne molto amico del parroco di allora, Giangiacomo Cipelli e, ritornato poi in Francia, lo ricompensò inviando doni degni di un re alla chiesa di S. Bassiano dove tuttora sono conservati. (paramenti sacri, manto regale, paliotto d’altare, reliquia della Sacra Spina)

Le Dominazioni Straniere
La battaglia di Pavia diede inizio a un periodo di Dominazione Spagnola che si protrasse fino alla prima metà del 1700 quando gli Austriaci, avendo sconfitto la Repubblica di Venezia e conquistato il ducato di Milano, divennero padroni del territorio.

Nel 1784 l’Adda non era più un fiume di confine ed anche la fortezza non era più di primaria importanza per cui fu declassata e parzialmente trasformata in una prigione.

La fine del 1700 e l’inizio del 1800 vissero il periodo Napoleonico ed anche Pizzighettone ne fu interessato ritornando poi sotto il dominio austriaco alla fine dell’epoca napoleonica.

L’unità d’Italia
Dopo i moti del 1848 e l’avvento dell’unità d’Italia la potente fortezza di Pizzighettone venne completamente sguarnita.

Dopo questo periodo, per la presenza del Genio Militare, la fortezza, pur non avendo finalità difensive, rimase un importante punto di riferimento per gli approvvigionamenti militari.

Purtroppo però l’intera cerchia delle mura, che si è miracolosamente conservata, dopo l’ultimi interventi di manutenzione avvenuti nel 1800 da parte degli austriaci, è stata abbandonata a sé stessa.

Con l’abbandono la natura ha avuto il sopravvento, di fatto la struttura è stata soffocata dall’assalto silenzioso ma tenace d’una esuberante vegetazione di rampicanti; sui bastioni sono cresciute querce vigorose e dannose piante di fichi, che lentamente hanno sfaldato le strutture murarie con le loro radici.

In poche parole, un’intera bellissima piazzaforte è andata lentamente allo sfacelo.

Solamente dopo il 1993, con la costituzione del Gruppo Volontari Mura e grazie al loro duro lavoro, quello che è rimasto di questa antica fortezza è stato riportato alle antiche origini.

 


Palazzi, Musei e Chiese

Palazzo Comunale
Costruito durante la dominazione degli Sforza come testimoniato dalla scritta “droit semper” sulla facciata.
Il pianterreno è costituito da un porticato retto da colonne con archi a sesto acuto.
Le colonne sono in cotto con capitello a scudo; tra di esse una è in pietra con raffigurato lo stemma comunale nel capitello.
La facciata presenta una cornice a dente di sega e motivi ornamentali vegetali.
Oggi è completamente ristrutturato nell’interno per ospitare imoderni uffici comunali.

Lo stemma del comune nei colori bianco e azzurro rappresenta un animale mitologico formato da una gazza (pica) e da un leone (leo) da cui il nome latino, documentato dagli storici dell’epoca di “Oppidum Piceleonis” (città della gazza e del leone).


Museo Civico
Situato nel palazzo del Quartier Fino in fianco alla Biblioteca Comunale, vanta una notevole collezione di armi storiche e di oggetti legati all’arte militare.
Accanto alle armi, documenti e memorie di storia locale, guidano il visitatore sino alle epoche più lontane grazie ai reperti paleontologici e archeologici dall’età preistorica fino all’epoca romana.

Recentemente è stata aperta una nuova sezione per esibire le ceramiche rinascimentali ritrovate in una cisterna della cerchia muraria, le maioliche provengono dalla mensa degli ufficiali della guarnigione.

Museo di Arti e Mestieri
Meglio sarebbe definirla una raccolta etnografica di oggetti di vita quotidiana e strumenti di lavori tipici di un tempo ormai passato.

La sua organizzazione a tema riporta alla memoria ambienti domestici non ancora dimenticati, ma sconosciuti alle giovani generazioni.

Si visitano poi le collezioni di strumenti di lavoro utilizzati da falegnami, contadini, calzolai, meccanici, cavatori di ghiaia e oro oltre a molte altre attività artigianali oggi scomparse.
Anche il fiume Adda ha una sua sezione con una raccolta di attrezzi per la pesca e la navigazione fluviale.


Museo delle Prigioni
Sono i locali dell’ex Ergastolo istituito nel 1785 come reclusorio militare per l’esercito austriaco, utilizzato in seguito dal Regno e dalla Repubblica Italiana, fu chiuso definitivamente nel 1954.


Chiesa di San Bassiano
Costruita dai Lodigiani nel 1158 per ringraziare i pizzighettonesi che li avevano accolti quando Lodi era stata assediata e distrutta dai milanesi oggi risplende ancora grazie agli antichi affreschi.

La chiesa Presenta una facciata a capanna in cotto con tre portali, che corrispondono alle tre navate.

Sopra il portale centrale si contempla un rosone arricchito da cornici in cotto e mattonelle di ceramica con i simboli degli Sforza.

Nella controfacciata si può ammirare un affresco del 1545 di Bernardino Campi raffigurante la Crocifissione.

Provenienti dalla cappella della chiesa di S. Gottardo di Milano sono conservati tre rilievi marmorei qui portati da Diego Salazar, governatore spagnolo.
Vari altri arcaici affreschi sono visibili nella navata centrale e nelle cappelle laterali.

Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano
Fondata nel 1486 in Gera e dedicata ai santi protettori dalla peste.

La facciata presenta un porticato sovrastato da un timpano curvo sormontato da un altro timpano triangolare.

A corredo uno stupendo campanile, il più antico del paese.

L’interno è a una navata con cappelle laterali, dove è visibile la statua lignea di San Rocco e vari dipinti del ‘600.

Chiesa di San Marcello
Procedendo lungo la via Smancini, s’incontra la chiesa di San Marcello, la cui composta facciata s’inserisce felicemente nella lunga teoria lievemente arcuata delle case.

Al suo interno, degni di nota sono l’altare maggiore, in legno dorato riccamente ornato, contenente in una nicchia il Crocefisso miracoloso che si dice rinvenuto sul greto dell’Adda, e gli scenografici altari laterali, con elaborate decorazioni in stucco e una pregevole pala settecentesca raffigurante l’Adorazione dei Magi.

Chiesa di San Pietro
Per ampliare le difese gli Austriaci, nel 1700, demolirono l’antica chiesa di San Pietro in Pirolo, originariamente anch’essa eretta dai Lodigiani, e la ricostruirono Gera.
Nella seconda metà del ‘900 viene in gran parte rifatta con la ricopertura della facciata e dell’interno con mosaici ispirati a pitture rinascimentali così particolari da colpire l’occhio di ogni passante anche se distratto dalle vicine casematte.

Santuario di Roggione
A due chilometri circa dal centro murato, sulla strada interna per Cremona, la frazione Roggione custodisce un vero gioiello d’arte: il santuario della Beata Vergine del Roggione, fu edificato nel 1630 per accogliervi un’immagine miracolosa della Madonna, tuttora venerata al centro del marmoreo altar maggiore.
L’interno è ricco di affreschi barocchi e racchiude importanti dipinti.

Sant’Eusebio
Nei pressi della frazione Ferie sorge, su un costone, l’eremo di Sant’Eusebio la cui origine si fa risalire all’epoca romana, con i primi innesti del Cristianesimo.
Da un verbale del 1499 della Comunità di Pizzighettone risulta che era mantenuto un corpo di guardia sul costone di San Eusebio dove, in tempo di guerra, salendo sugli alberi, i soldati stavano di vedetta.


Casematte
È un termine sicuramente militare e sta ad indicare un”luogo a prova di bomba” che serviva prevalentementeper alloggiare armi poste a difesa di strutture retrostanti.

Le prime casematte di Pizzighettone sono quelle del rivellino, datate 1400 circa, poste a protezione del punto debole della fortezza, cioè della porta di accesso.

La casamatta è una struttura in muratura con pareti dispessore notevole con una volta a botte che permette disopportare i pesi enormi dei cannoni e della copertura di terra per resistere alle cannonate; presenta inoltre un’apertura verso l’esterno (cannoniera) fatta per alloggiare gli strumenti di difesa.

Durante la sostanziale modifica della fortezza operata dagli austriaci nel 1700, furono costruite le casematte di Pizzighettone (fra cui quelle dove si svolge lamanifestazione dei fagiolini) e di Gera per ospitare al coperto i circa tremila soldati con i loro materiali di sussistenza.

Casamatta s. f. [forse da casa matta, nel sign. di «edificio che ha l’apparenza di casa ed è invece ben altra cosa»] (pl. casematte). – 1. In origine, costruzione mobile che poteva essere usata tanto dagli assalitori quanto dai difensori di una fortezza a protezione di una macchina guerresca; quindi opera difensiva fissa, costruita dapprima al piede della scarpata esterna, per la difesa del fossato, poi nell’interno della cortina bastionata per contenere le bocche da fuoco. 2. Nelle costruzioni militari, alloggiamento, in genere corazzato, di un cannone.
(Treccani)

 

Rivellino
Il rivellino è una struttura difensiva posta davanti a una porta principale per evitare che il nemico la possa colpire col il tiro diretto.
Il rivellino di porta Cremona Vecchia è formato da sette casematte comunicanti tra loro ed è isolato dal resto della fortezza dalla presenza del fossato che lo circondava completamente.

Cortina Muraria
È il tratto di muro di difesa che collega torri o bastioni.

La Cortina muraria di Pizzighettone fu ripetutamente rafforzata in tre periodi diversi (1335 – 1645 – 1720) tanto che le mura in diversi punti raggiungono uno spessore di 3,60 metri.

La costruzione dei milioni di mattoni, che servivano per costruire le fortificazioni o per ripararle dopo gli innumerevoli assedi, era effettuata in loco grazie alla presenza nel terreno di argille (volgarmente dette “terra grega”).
La cortina muraria è alta 12 metri, ed è in pratica completa, a meno di una breccia aperta a fianco di Porta Cremona Nuova agli inizi del ‘900, e il suo perimetro è di circa 2 km.

Bastioni
Le fortificazioni di forma prima semicircolare poi pentagonale sporgente rispetto alla cortina muraria, furono costruite allo scopo di realizzare tiri laterali e incrociati contro i nemici.
Le punte dei bastioni distano tra loro da 200 a 300 metri e le artiglierie erano nascoste nei loro fianchi per non essere soggette al tiro diretto degli invasori.

Porte
La città fortificata di Pizzighettone aveva, nel periodo medioevale, diverse porte di accesso che si chiudevano con ponti levatoi.
Le porte erano protette dai rivellini o da altre opere avanzate di difesa dette controguardie.
Fino al1860 tutte le porte erano chiuse durante la notte.


Lago Gerundo

Il territorio Lodigiano per l’amenità e fertilità sua non inferiore ad altri di Lombardia sortì per i tempi passati l’infortunio di grandi inondazioni d’acque, le quali stagnando nella parte inferiore di queste campagne, e nelle vicine contrade, largamente diffondendosi formarono un lago di non piccola grandezza, ma non di grande profondità, che da i nostri antenati meritò nome di Mar Gerondo.

In esso fu scoperto un Drago di formidabile grandezza, che infettando l’aria col velenoso fiato, afflisse molto la Città di Lodi e paesi ad esso circostanti.
Estratto da “Discorsi Historici appartenenti alla città di Lodi” di Defendente Lodi

Nel lago viveva il terribile drago Tarantasio (in realtà era un terrificante Basilosaurus) una cui costola è ancora appesa nella sagrestia della chiesa di San Bassiano e Milano, lo introdusse nello stemma della città.

Pizzighettone fu eretto sulla sponda meridionale del lago.

Ai tempi Filiberto Villani nella sua opera “Lodi Riedificata” così lo descriveva:

Ove col fiato o con la spoglia tocca,

Secca piante, erbe aduggia il serpe infame.

Ne la vorace e cavernosa bocca

Regna di larga strage ingorda fame.

Triplice lingua infra gran denti scocca,

Di sangue uman con sitibonde brame;

E qual re de’ portenti, in su la testa

Ha fra due lunghe corna aurata cresta.

 

Vaste ha le membra e spaziose; e spira

Da gli occhi il foco, e da le nari i fumi.

Or sul calcato suol stende e raggira,

Or la gran coda aggruppa in più volumi.

Le dure squame e l’ostro e l’or si mira

Con ignoti smaltar rari costumi.

Ha due grand’ali al tergo; e d’ugna armate

Il Drago Tarantasio e il suo Scheletro (basilosaurus)